lunedì 14 settembre 2015

Inside Out

Riley è una bimba di undici anni che, sradicata dalla sua vita felice nel Minnesota per seguire i genitori a San Francisco (il padre vi è stato trasferito per lavoro), inizia un difficile percorso d'adattamento. Le sue emozioni primarie, che le fanno da guida nell'esistenza quotidiana, entrano di seguito in subbuglio. Posizionate in un attrezzato quartier generale, svolgono ciascuna il proprio compito: Gioia si sforza di vedere sempre il lato positivo delle cose, Tristezza insiste nel colorare di dolore ogni cosa, Rabbia si spazientisce spesso e volentieri, Disgusto arriccia il naso di fronte a tutto, Paura tiene fede al proprio nome. Il debutto poco fortunato di Riley a scuola e il camion del trasloco perduto nel Texas complicano ulteriormente la situazione emotiva della bambina: il risultato è che il centro di controllo decisionale va in tilt, Gioia e Tristezza si trovano sbalzate fuori da esso e debbono peregrinare lungamente attraverso le varie zone del cervello di Riley. Infine riusciranno a fare ritorno, fornendole un nuovo equilibrio: sulla consolle di comando rinnovata si trova il tasto "pubertà", vale a dire l'obiettivo prossimo venturo.

Già nel 1943, Walt Disney aveva licenziato un gustoso corto dal titolo "Reason and Emotion" incentrato sul funzionamento della mente umana, nel quale minuscole creature - ritratte in veste antropomorfa - davano corpo ai sentimenti che si battono per temperare l'emotività. Il gruppo della Pixar, prendendo le mosse proprio da quel soggetto, l'ha sviluppato ed approfondito con una strepitosa messe d'intuizioni: basti vedere il personaggio di Bing Bong, l'amico immaginario che piange caramelle e sogna di portare Riley sulla luna (sarà sua la scena più struggente, che segna la fine dell'infanzia della piccina). Quello che ne scaturisce è un apologo, brillante e commovente, sul mutamento delle stagioni nell'esistenza.
 
Il segreto della Pixar non sta, come è noto, nell'abilità tecnica, sovente raggiungibile o perfezionabile, ma nella forza drammatica delle loro storie. Il fascino delle loro sceneggiature costituisce l'atout con il quale hanno licenziato infiniti capolavori: dietro a molti di questi - ad esempio, "Monsters&Co" od "Up" -    c'è la regia di Pete Docter, per certo il migliore dei cineasti del gruppo. La sua capacità di creare dei personaggi straordinari è sorprendente: qui, si veda il già citato Bing Bong, gatto, elefante e delfino insieme, rosa e soffice come lo zucchero filato, guida di Gioia e Tristezza tra i sogni e gli incubi di Riley, capace di svanire nell'oblio per consentire il passaggio della sua compagna di giochi all'adolescenza. Perseguendo lo schema della buddy comedy e correggendola con una spolverata di esistenzialismo metaforico, Docter dà vita ad uno dei più bei lungometraggi Pixar, un po' film d'avventura un po' atipica sit-com, coloratissimo e quasi psichedelico, pieno di trovate che occhieggiano al quotidiano (si pensi al tormentone del "jingle" sul chewing gum, che a tratti fa capolino). L'affermazione più significativa è che la tristezza, quando è blu e intensa come chi la rappresenta, è necessaria al superamento dell'ostacolo e alla costruzione di sé. Ma questo, come molti dei temi della pellicola, pare destinato a sollecitare delle riflessioni soprattutto in un pubblico adulto: l'eccezionalità è che un simile risultato è ottenuto nemmeno una volta a scapito della godibilità del prodotto per il suo pubblico d'elezione, il popolo dell'infanzia.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

INSIDE OUT. REGIA: PETE DOCTER. DISTRIBUZIONE: DISNEY. DURATA: 94 MINUTI.
                                                         

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