domenica 8 marzo 2015

Suite francese

Giugno 1940. Dopo la firma dell'armistizio il 22 giugno, le divise grigie dilagano per la Francia. Non si salva dall'invasione Bussy, piccolo villaggio ad est della capitale dove - come molti altri parigini, datisi alla fuga alla notizia dell'arrivo delle truppe germaniche - si sono rifugiate nella loro proprietà l'arcigna vedova Angellier e la bella ed infelice Lucille, moglie di Gaston (ora al fronte, probabile prigioniero di guerra), vessata dalla severa suocera. Costrette dal succedersi degli eventi a dare rifugio nella propria abitazione ad almeno un tedesco, debbono coabitare con il giovane ed attraente ufficiale tedesco Bruno von Falk,  animo sensibile ed artistico nonostante il ruolo: a dispetto della terribile ostilità della vedova, e dell'odio dei locali per gli invasori, tra i due giovani di diverse nazionalità - complice il comune amore per il pianoforte - esplode una passione bruciante, che li condurrà a fare delle scelte difficili e rischiose.

Morta ad Auschwitz nel 1942, l'ebrea apolide Irène Némirovsky divenne famosa oltralpe negli anni '30 pei suoi scritti. Caduta nell'oblio, ella è tornata alla ribalta editoriale nel 2004 grazie a "Suite francese", la sua ultima opera rimasta incompiuta e per caso ritrovata da sua figlia. Nelle intenzioni dell'autrice, il libro doveva essere una sorta di "Guerra e pace" in cinque parti, un lungo racconto di mille pagine che, a causa del suo internamento in un campo di sterminio, non poté essere portato a termine. Sono rimaste le prime due sezioni: "Temporale di giugno" e "Dolce". Ed è proprio a questa seconda che s'è ispirato il cineasta inglese Saul Dibb, il quale, dopo "La duchessa" (2008), narra un'altra vicenda ove protagonista è una figura femminile non allineata, dilacerata tra ragione e sentimento, senso etico e bisogno d'amore.

Girato in inglese e con un cast internazionale, il film correva il rischio delle coproduzioni di tono "alto", sovente algide od illanguidite od entrambe le cose. "Suite francese" riesce a scampare i pericoli in virtù di una valida sceneggiatura, asciutta abbastanza da non far stillare dovunque il miele della love story; invece, attenta a disegnare un contesto storico ben caratterizzato sul piano della ricostruzione dei luoghi, degli eventi e dei personaggi. Il regime petainista, con le sue mille meschinità e cattiverie (si veda il numero trabocchevole di lettere anonime scritte per accusare di fronte alle nuove autorità le persone vicine, i compaesani), è dipinto a meraviglia; e circola a tratti un'atmosfera che ricorda il capolavoro di Clouzot, "Il corvo" (1943), denuncia magistrale del tema della delazione al tempo della occupazione. Nell'ultima parte, il film si fa emotivamente coinvolgente e Dibb si prende il rischio di rimaneggiare il racconto, inventandosi di sana pianta un finale commovente, che non cerca però a ogni costo l'esazione della lacrima. Michelle Williams e Matthias Schoenaerts sono bravissimi; ma è Kristin Scott Thomas a dare alla figura della Angellier echi e sfumature impensabili, con la sua superiore maestria.
                                                                                                                                     Francesco Troiano
SUITE FRANCESE. REGIA: SAUL DIBB. INTERPRETI: MICHELLE WILLIAMS, MATTHIAS SCHOENAERTS, KRISTIN SCOTT THOMAS. DISTRIBUZIONE: VIDEA. DURATA: 107 MINUTI.

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