giovedì 9 ottobre 2014

Tutto può cambiare

Greta e Dave, fidanzati sin dai tempi del liceo ed entrambi cantautori, si sono appena trasferiti a New York dove lui riceve una grossa offerta da una importante etichetta discografica. Sulla via di diventare una rockstar, Dave non resiste alle tentazioni offerte dalla celebrità e perde la testa per un'altra. A Greta non resta che andar via, ma - pur sconfortata - continua a suonare la sua musica ed è giusto avendo eseguito un proprio brano in un locale dell'East Village che incontra Dan, un produttore fallito e dedito all'alcool. L'uomo è deciso a produrre il suo primo album; la difficoltà di reperire danaro per affittare lo studio d'incisione e pagare i musicisti, li spinge ad un'idea azzardosa che si rivelerà, alla fine, vincente: incidere i brani in strada ed in vari luoghi della metropoli, coi rumori della quotidianità a far capolino...

Qualcuno, certamente, di Carney ricorderà "Once" (2006), gioiellino di rock e sentimenti ambientato in una poco vista Dublino d'immigrati: vinse un Oscar per la miglior canzone, "Falling Slowly", e fu un piccolo caso in tutti i mercati mondiali (ma del regista irlandese piace pure citare un intenso mélo del 2001, "On the Edge", prodotto da Jim Sheridan e vivificato da una colonna sonora fatta di classici del rock alternativo, dai Pixies agli Smashing Pumpkins). La fortunata formula del precedente lavoro viene ripresa dal nostro in questo "Tutto può cambiare": stavolta la partita, però, si gioca a New York e vi sono due divi del calibro di Keira Knightley e Mark Ruffalo. Ne vien fuori un film con canzoni, che non può essere definito un musical: volendo cercare dei termini di paragone, si pensa in primo luogo ad "Alta fedeltà" (2000) di Stephen Frears ed a "Singles - L'amore è un gioco" (1992) di Cameron Crowe, ma pure a piccole perle dimenticate come "Grace of my Heart" (1996) di Allison Anders o "Georgia" (1995) di Ulu Grosbard.

La carta vincente della pellicola sta nel suo blend agrodolce: diteggiata con delicatezza, la partitura dei rapporti fra i personaggi s'impone per credibilità e grazia. Il rimpallo di battute fra l'orgogliosa, indomita Greta ed il politicamente scorretto Dave non è indegna dei fasti della screwball comedy: anche se - ed è, questo pure, un atout - il tono è in miracoloso equilibrio tra sorriso ed amarezza, come si diceva, grazie al gioco recitativo di due attori in forma scintillante. La Knightley si scrolla di dosso l'eccesso di cinema cupo e privo di speranza delle ultime stagioni con magistrale leggerezza; Ruffalo è un magnifico loser, incazzoso e biascicante, fumatore e rompiscatole ma, anche, capace di cambiarti l'esistenza. New York, infine, viene omaggiata in maniera deliziosa, sfruttandone i luoghi e gli angoli meno noti, con un amore che non viene mai meno. Quanto alle musiche, la colonna firmata da Gregg Alexander è convincente, pur non brillando per originalità: il vertice è la ballata "Lost Stars", al centro della sequenza più bella e toccante della storia.
                                                                                                                                   Francesco Troiano

TUTTO PUO' CAMBIARE. REGIA: JOHN CARNEY. INTERPRETI: KEIRA KNIGHTLEY, MARK RUFFALO, HAILEE STEINFELD, ADAM LEVINE, JAMES CORDEN. DISTRIBUZIONE: LUCKY RED. DURATA: 104 MINUTI.


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