lunedì 9 giugno 2014

Rompicapo a New York

Xavier Rousseau è un quarantenne parigino alle prese con un rapporto in crisi e due figlioli. Wendy, la sua compagna, ha deciso di preferirgli un fidanzato benestante ed americano e, con i bambini, ben presto si trasferisce a Manhattan. Non volendo rinunciare a vedere i piccoli e ad occuparsi della loro educazione, anch'egli deve lasciare Parigi per New York, dove è costretto a ripartire da zero. Appena arrivato, trova solidarietà e aiuto presso Ju ed Isabelle, l'amica lesbica che voleva esser madre e a cui egli ha donato il seme. Sistematosi rapidamente in un appartamento di Chinatown, Xavier si dedica al romanzo che sta scrivendo, si prende cura dei suoi bimbi, mette in piedi un "matrimonio bianco" al fine di ottenere la cittadinanza statunitense ed ospita Martine, la sua prima fidanzata in viaggio d'affari nella Grande Mela: ed è proprio con lei che, inatteso, si rifà vivo il sentimento che li aveva legati, un tempo...

"Rompicapo a New York" è il pannello finale d'un trittico iniziato con "L'appartamento spagnolo" (2002), simpatica pellicola sugli usi e i costumi della generazione Erasmus, divenuta oggetto di un culto magari spropositato. Il successivo "Bambole russe" (2005), con Xavier Russeau in trasferta a San Pietroburgo, risulta di poi poco riuscito: una sorta di manuale d'amore per trentenni, gravato da personaggi al limite della caricatura. Ora Cédric Klapisch riprende le fila del racconto, per presentarci il suo eroe approdato alla quarantina e ancora in cerca d'una possibile maturità: padre affettuoso e scrittore perennemente in fuga, stavolta il nostro sembra deciso a mettere un punto fermo nella propria esistenza. 

Regista discusso e discutibile, accusato di "carinismo" dai detrattori ed appassionatamente sostenuto dai fan sin dall'epoca oramai lontana di "Ognuno cerca il suo gatto" (1996), Klapisch ha ottenuto il suo risultato più convincente con "Aria di famiglia" (1996): forse non a caso, la trascrizione cinematografica della commedia omonima che gli autori - Jean-Pierre Macri ed Agnès Jaoui - avevano adattato per il grande schermo in modo esemplare. Lasciato a se stesso, il cineasta di Neuilly-sur-Seine risulta come innamorato dei propri pensum, posti a commento di commedie non in possesso del ritmo di quelle classiche ch'egli, probabilmente, adora. Infine, la pretesa di raccontare, nella citata trilogia, le vicende di un Antoine Doinel dei nostri giorni suona davvero eccessiva. Ciò detto, con "Rompicapo a New York" egli sforna il risultato migliore della propria carriera: il rimpallo delle battute è per una volta felice, quelle che in precedenza risultavano figurette qui acquistano spessore e interesse (e mai il lavoro degli attori, a iniziare da quello Romain Duris, è risultato così godibile), il ritratto d'una modernità ch'è coloratissimo caos sentimentale si compone non senza divertite finezze (le riflessioni del protagonista sugli eventi, in un immaginario dialogo con Schopenhauer e Hegel). Insomma, Xavier il suo gatto pare averlo trovato: chissà, anche Klapisch - forte di questo bel risultato - potrebbe ora dedicarsi a più interessanti itinerari.

ROMPICAPO A NEW YORK. REGIA: CEDRIC KLAPISCH. INTERPRETI: ROMAIN DURIS, AUDREY TATOU, CECILE DE FRANCE, KELLY REILLY. DISTRIBUZIONE: ACADEMY TWO. DURATA: 117 MINUTI.
 

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